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    I patogeni del colza
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I principali patogeni del colza, come riconoscerli e quando agire

Saper riconoscere e individuare facilmente i principali insetti patogeni del colza può fare la differenza nel prevenire e nel contrastare efficacemente gli attacchi e le perdite.

Tra i vari stadi del ciclo vegetativo del colza, è bene prestare attenzione soprattutto nel momento della prefioritura e della fioritura, in quanto la coltura è soggetta all'attacco di due patogeni che possono influenzare in maniera consistente la sanità della pianta e conseguentemente le produzioni:

Il meligete (Meligethes aeuneus) e il punteruolo del colza (Ceuthorrynchus napi ).

Meligete

Il meligete si presenta sulle piante, a seconda dell'andamento climatico, a fine inverno ed è facilmente osservabile nel periodo compreso tra gli stadi D1 (bottoni fiorali raccolti) ed F1 (inizio fioritura).

La presenza è facilmente verificabile, soprattutto nelle piante ai bordi del campo, che sono attaccate più facilmente.

Le soglie tipiche per un possibile intervento sono:

Stadio Pianta Soglia
Bottoni riuniti D1 Vigorosa 2 meligeti/pianta
Bottoni separati E Vigorosa 6 meligeti/pianta
Bottoni riuniti D1 Poco vigorosa 1 meligete/pianta
Bottoni separati E Poco vigorosa 3 meligeti/pianta

Trattamento

Per contrastare efficacemente il meligete è possibile un singolo trattamento, prima che gli adulti penetrino nei bottoni fiorali.
Evitare se possibile l'uso di piretroidi (deltametrina) perchè dato la natura poco persistente del prodotto hanno un potere abbattente immediato ma non continuativo, così facendo il problema potrebbe insorgere nuovamente nell'arco di 5 - 6 giorni.

Presta sempre molta attenzione a non eseguire i trattamenti in fioritura, per preservare gli insetti pronubi fondamentali per l'impollinazione.

Punteruolo del fusto del colza

Il punteruolo del fusto è un curculionide che deve essere monitorato molto attentamente.
Gli adulti fanno la loro comparsa nelle coltivazioni molto precocemente, fin dalle prime giornate soleggiate del mese di febbraio.

Le prime fuoriuscite avvengono quando la temperatura del suolo, a 2 centimetri di profondità , supera i 6°C e aumentano di intensità con temperature del suolo intorno ai 9°C e 12°C dell'aria.

Una volta attivi, migrano con corti voli al fine di colonizzare, inizialmente, le testate degli impianti coltivati.

Le femmine depongono le uova, in maniera isolata, all'interno di fori creati nel midollo dello stelo principale, al di sotto di 1cm circa dell'apice vegetativo di piante fino ai 20 cm di altezza.
Gli attacchi risultano essere sensibilmente inferiori in piante maggiormente sviluppate, quelle di altezza superiore ai 40-50 cm sfuggono completamente all'attacco del fitofago. Ciascuna femmina in genere depone 60 uova, con un periodo di incubazione che va dai 6 giorni (a 20°C) ai 10 giorni (con 12-14°C).

Le larve completano la loro evoluzione nel volgere di 35-40 giorni, creando gallerie nel fusto e nei piccioli delle foglie, provocando deformazioni del fusto e rotture che rendono la pianta suscettibili agli attacchi di Phoma.
Una volta mature si lasciano cadere sul terreno, interrandosi poi a una profondità di 5-6 cm.
Completata la metamorfosi, i nuovi adulti compaiono a fine giungno o inizio luglio.

Trattamento

Se il monitoraggio con trappola supera le 7 catture in tre giorni, è opportuno eseguire il trattamento con piretroide ad 8 giorni dalla prima cattura.

Afide delle silique e Afide Ceroso

Oltre alla presenza di meligete e punteruolo dello stelo è bene prestare anche attenzione, dallo stadio della caduta dei primi petali G1 allo stadio in cui le prime 10 silique sono formate G4, alla presenza dell’afide delle silique.

L'afide delle silique ha un ciclo simile a quello del meligete ritardato di circa 5-6 gg.

Dallo stadio di internodi visibili C2 allo stadio in cui le prime 10 silique sono formate G4 è possibile anche osservare la presenza dell'afide ceroso.

Il trattamento per il contenimento di entrambi viene generalmente effettuato in concomitanza con il trattamento per il meligete.

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Soluzioni biologiche, agronomiche o fisiche alternative al trattamento chimico

Allo stato attuale non sono disponibili, a livello pratico, alternative non chimche specifiche per il meligete e il punteruolo dello stelo del colza.
Come evidenziato una forma di prevenzione agronomica del danno è quella di favorire il vigore delle piante.

Inoltre dopo i primi rilevamenti è importante non intervenire troppo tempestivamente, per permettere che il trattamento insetticida avvenga nel momento di massima presenza degli insetti.

Per massimizzare l'efficacia insetticida è consigliabile usualmente lavorare con un volume di circa 300l/ha.

Prodotti come piretrine e piretroidi, che ovviamente devono essere registrati per la coltura, a seconda del tipo di agricoltura praticata (i piretroidi non sono ammessi in Agricoltura Biologica), sono efficaci per il loro potere abbattente sulle popolazioni di insetti.

In ogni caso, si ricorda che non è possibile effettuare trattamenti in fioritura e si deve inoltre considerare che la fioritura del colza può durare alcune settimane. Le api, molto attratte dal fiore del colza, sono necessarie per ottenere una buona produzione della coltura, in quanto insetti impollinatori; è stato infatti dimostrato come l’attività delle api e i livelli produttivi siano correlati per diverse varietà.